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COMUNE DI PARIGI, LA
(marzo-maggio 1871). Istituzione di autogoverno provvisoria ufficialmente denominata Federazione repubblicana della Guardia nazionale. Sorse al crollo del secondo impero, quando il governo Thiers con l'armistizio concesse ai prussiani l'ingresso nella capitale, suscitando la collera dei parigini, che l'avevano difesa in armi, come Guardia nazionale, durante l'assedio del 1870. Animata dalla propaganda socialista della prima Internazionale e dalle idee di L.A. Blanqui, sotto la guida di un Comitato centrale, la maggioranza proletaria della popolazione decise di opporsi all'alleanza tra il governo conservatore e il militarismo prussiano. Il 18 marzo il governo si ritirò a Versailles (e per questo detto versagliese) e il governo comunardo, eletto il 26, decretò la socializzazione provvisoria delle aziende abbandonate dagli imprenditori, invitò i contadini a unirsi alla sua lotta, stabilì l'elettività delle cariche pubbliche, abolì la coscrizione obbligatoria, soppresse i contributi pubblici al culto religioso e si avviò a decretare l'uguaglianza di tutte le retribuzioni. Assediata dai versagliesi, che respingevano ogni tentativo di compromesso, abbatté la colonna Vendôme, simbolo della reazione, prese in ostaggio l'arcivescovo di Parigi, il presidente della Cassazione e oltre seicento preti e gendarmi, arruolò tutti i cittadini fra i 19 e i 40 anni in grado di combattere (circa 200.000 uomini) e diede i pieni poteri a un comitato di salute pubblica. Le truppe regolari, comandate da E.P.M. de Mac-Mahon, inferiori per numero ma molto meglio armate, addestrate e nutrite, ebbero facilmente ragione dei federati e, entrate in città il 21 maggio, protrassero artificialmente i combattimenti nella "settimana di sangue" (semaine sanglante), provocando la fucilazione di parte degli ostaggi, la distruzione delle Tuileries, già residenza reale, e di vari edifici pubblici. Eliminata ogni resistenza, l'esercito catturò 11 mila prigionieri, gran parte dei quali, a cominciare dai più anziani che avevano visto il 1848 e quindi erano più colpevoli, furono fucilati in massa nel cimitero Père-Lachaise (muro dei federati). Altri vennero fucilati a Versailles e altri ancora deportati. Giudicata da Karl Marx essenzialmente un governo della classe operaia, la forma politica finalmente scoperta nella quale si poteva compiere l'emancipazione economica del lavoro, la Comune parigina fu per anni esempio della realizzabilità di un sogno e fonte più prossima dello stesso nome "comunismo".

G. Petrillo

K. Marx, La guerra civile in Francia (1871), Editori riuniti, Roma 1980; B. Revel, La Comune, Mondadori, Milano 1948; P.H. Lissagaray, Storia della Comune (1876), Editori riuniti, Roma 1962.
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